giovedì 4 marzo 2010

DIANA GAZZOLA: influenza dell’ambiente di coltivazione su alcuni aspetti qualitativi in radicchio “Variegato di Castelfranco”

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA


FACOLTÀ DI AGRARIA
Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali
TESI DI LAUREA SPECIALISTICA
IN SCIENZE E TECNOLOGIE AGRARIE
influenza dell’ambiente di coltivazione su alcuni aspetti qualitativi in radicchio “Variegato di Castelfranco”
(Cichorium intybus L. var. silvestre Bischoff)
Relatore: Ch.mo Prof. Ferdinando Pimpini
Correlatore: Dott. Carlo Nicoletto
Laureanda: Diana Gazzola
Diana Gazzola
Nata a Castelfranco V.to il 06/04/’83
Residente in Via Col Moschin 15, Poggiana di Riese Pio X – 31039 (TV)
Tel: 0423.485990
E-mail: diana.gazzola@unipd.it
INDICE

1. RIASSUNTO
Per la regione Veneto, i radicchi rappresentano indiscutibilmente un patrimonio unico nel suo genere. Le particolari caratteristiche organolettiche, il forte legame con il territorio e la lunga storia ne fanno una realtà estremamente preziosa, degna di essere salvaguardata. Tra le cicorie che hanno stretto un forte legame con questa regione vi è il radicchio “Variegato di Castelfranco”, uno dei più pregiati e ricercati ortaggi che crescono durante il periodo invernale.
Grazie alle sue caratteristiche qualitative, con il passare del tempo, questa tipologia di radicchio è divenuta sempre più famosa e richiesta dai consumatori non solo in Italia ma anche in Europa (Germania, Francia, Regno Unito, Austria e Svizzera) e nei Paesi oltreoceano (Stati Uniti, Canada, Messico, Cile). E’ stata inoltre insignita del marchio IGP nel luglio del 2006.
Negli ultimi anni, le richieste del mercato e soprattutto di chi consuma il prodotto, sono diventate sempre più esigenti dal punto di vista qualitativo, soprattutto nei confronti della salubrità e delle caratteristiche nutrizionali e salutistiche di ciò che viene ingerito.
Partendo da questi obiettivi, è stato condotto uno studio volto a valutare l’influenza dell’ambiente di coltivazione su alcuni parametri quanti-qualitativi della pianta quali: produttività, contenuto di sostanza secca, azoto proteico, nitrati, antiossidanti, polifenoli. In particolare è stato condotto un confronto tra 4 differenti classi di precocità del Variegato di Castelfranco. Inoltre è stata effettuata una comparazione tra il seme commerciale (di produzione T&T) e quello autoprodotto in alcune aziende coinvolte nella esperienza. Infine si è preso in considerazione l’effetto delle condizioni pedoclimatiche nei confronti degli aspetti qualitativi sopra citati.
Per le località prese in esame (Cavallino, Cavarzere, Lendinara, Monselice) sono state registrate tutte le pratiche agronomiche svolte dal trapianto alla raccolta al fine di evidenziare le diversità tra le varie zone di produzione.
Nei diversi rilievi sono state estirpate da ciascuna parcella 5 piante rappresentative dell’intera popolazione. Successivamente si è passati al rilievo distruttivo per suddividere le foglie esterne dalle intermedie e del grumolo, lamine delle foglie esterne, intermedie e del grumolo, nervature delle foglie esterne, intermedie e del grumolo, fusto e radici. Il materiale delle singole porzioni, provenienti dalle 5 piante, è stato mescolato per ottenere un campione omogeneo e rappresentativo dell’intera popolazione in coltura.
I diversi campioni sono stati poi sottoposti alle analisi qualitative previste.
I risultati ottenuti in questa esperienza hanno evidenziato pesi medi del grumolo superiori nel caso delle piante di classe di precocità 3 e 4. Inoltre una maggiore omogeneità dei grumoli è stata riscontrata nella coltura ottenuta da seme commerciale.
Contenuti significativi di sostanza secca sono stati osservati in piante allevate su terreni sabbiosi mentre per quanto riguarda l’azoto proteico, le maggiori concentrazioni sono state rilevate nelle foglie del grumolo delle piante estirpate dai terreni argillosi di Cavarzere e Lendinara, i quali, essendo caratterizzati da elevata capacità di ritenzione idrica, hanno rallentato la percolazione della soluzione circolante nel terreno.
I nitrati hanno evidenziato un minor accumulo nelle piante provenienti dal terreno sabbioso rispetto a quello argilloso. In ogni caso, ad eccezione delle radici e del fusto, i contenuti di nitrati nelle restanti porzioni edibili della pianta non hanno superato i più restrittivi limiti imposti dalla UE. Ciò consente dunque di affermare che il radicchio Variegato di Castelfranco, sotto questo punto di vista, non risulta essere un ortaggio dannoso per la salute del consumatore.
Nei confronti del contenuto di antiossidanti, piante a ciclo colturale più lungo si sono distinte per l’elevata presenza di questi composti. Tale risultato è giustificabile con il fatto che essendosi allungato il periodo di esposizione delle piante alle temperature più rigide, queste si sono difese producendo più inibitori dell’ossidazione.
Nell’ambito delle porzioni di pianta, le lamine delle foglie esterne si sono dimostrate le più ricche di antiossidanti perché, al contrario delle altre frazioni della parte aerea, sono state sottoposte a prolungati stress biotici e abiotici durante tutto il ciclo colturale in campo.
I quantitativi di polifenoli presenti nella pianta, in quanto anch’essi composti con azione antiossidante, hanno seguito gli andamenti presentati dagli inibitori dell’ossidazione.

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