ALESSANDRA FLORIAN
Nata il 30/06/1983
Residente in via Via Montegrappa 22/2, 31030, Altivole (TV)
e-mail: flo2002it@yahoo.it
CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN SOCIOLOGIA
FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE PRESSO L’UNIVESRITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA
TESI:
Migranti cinesi al lavoro nella Marca Trevigiana.
Studio di caso nei comuni di Altivole, Asolo, Castelfranco Veneto e Montebelluna.
Docente relatore: Ch.mo Prof. Valter Zanin
INDICE
Verso la scoperta di un nuovo mondo in Italia. Viaggio all’interno del mondo cinese.
1 . Un territorio “Cinesizzato”. Caratteristiche e dati sulla migrazione cinese
1.1 Premessa 1.2 Da quale parte della Cina, o parte del Mondo, arrivano?
1.2.1 Vedere all’interno della Muraglia cinese. Alcune nozioni generali. 1.2.2 Fuori dalla Muraglia. I cinesi sul territorio nazionale, quando sono arrivati e la loro evoluzione. 1.2.3 L’esplosione del fenomeno in Veneto.
1.3 I numeri del fenomeno nella Marca Trevigiana 1.3.1 Non solo cinesi, ma anche altre etnie. Una panoramica generale sulla situazione del 2008.
1.4 Un territorio con forte presenza cinese. il caso dei territori di indagine
1.4.1 Altivole
1.4.2 Castelfranco Veneto
1.4.3 Montebelluna
1.4.4 Asolo
1.5 Conclusioni
2 . Un territorio e… la presenza di cittadini dagli occhi a mandorla. Cosa dicono gli italiani su di loro. 2.1 Uno strano aneddoto. 2.2 Il pericolo giallo. L’invasione gialla. Gli orientali comprano tutto. Benvenuti a Chinatown. Tra blitz, sequestri e clandestini, cosa racconta la letteratura grigia?
2.2.1 La stampa nazionale 2.2.2 La stampa locale 2.3 Un po’ di metodo sulla ricerca. Le interviste dei testimoni privilegiati. 2.4 La visione del fenomeno dall’interno 2.4.1 I cinesi sul territorio. Ricostruzione fatta da don Francesco Pavin 2.4.2 La situazione dei cinesi ad Altivole 2.4.2.1 Il comune e i cinesi, problematiche e politiche d’integrazione 2.4.2.2 L’insediamento lavorativo. Interazione tra cinesi ed italiani. 2.4.2.3 Mi me ricordo e gò dita che xè a prima e ultima volta che vado a veder na’ ditta cinese. La questione igienica.
2.5 L’attuale crisi economica.
2.6 Per concludere.
3 . Cinesi imprenditori e lavoratori dipendenti presso italiani. Quanti sono e dove lavorano? 3.1 Un pensiero confuciano dal quale si capisce la vera forza dei cinesi e metodologia della ricerca.
3.2 Gli imprenditori di nazionalità cinese
3.2.1 In Italia 3.2.2 Nel Veneto 3.2.3 Nella provincia di Treviso
3.3 I lavoratori dipendenti cinesi nel Veneto
4. I cinesi si raccontano.
4.1 Metodologia e reclutamento del campione
4.2 A loro la parola. Le analisi delle interviste
4.2.1 I lavoratori dipendenti 4.2.2 Gli imprenditori
La fine di un viaggio alle porte di casa.
Interviste
Bibliografia
ABSTRACT
Nella mia ricerca ho analizzato i profili socioprofessionali dei migranti cinesi e le problematiche che le migrazioni cinesi sollevano all’interno del territorio dei comuni di Altivole, Asolo, Castelfranco Veneto e Montebelluna. La parte di Marca Trevigiana che questi comuni occupano vede infatti una significativa concentrazione di migranti cinesi e di piccole imprese da essi gestite. Volevo da un lato ricostruire il quadro di quanto fossero i migrati cinesi presenti in questa zona e in che tipo di attività fossero impegnati, dall’altro volevo iniziare a capire quali fossero la percezione e le reazioni a questa presenza da parte della popolazione autoctona - per lo meno a controllare se il caso di Altivole e comuni circonvicini avesse attirato l’attenzione dei media o delle istituzioni, ma volevo anche cominciare a capire che cosa pensassero i migranti cinesi presenti.
Per quanto riguarda il metodo, oltre alla consultazione della bibliografia di riferimento, esso è stato sia di tipo quantitativo sia qualitativo. Per quanto riguarda le fonti trattate con metodi quantitativi, ho fato ricorso ai dati ISTAT reperibili su internet, ma soprattutto ho fato richiesta e ho ottenuto dalla Camera di Commercio di Treviso i dati sulle imprese e gli imprenditori cinesi nel Veneto, che poi ho elaborato (tali dati contegno ad esempio informazioni sul tipo di attività svolta, la localizzazione dell’impresa e molti altri ancora e che devono essere opportunamente trattate per potere poi essere analizzate) e anche da parte degli uffici anagrafici dei comuni in cui ho svolto la ricerca. Inoltre, ho potuto accedere – tramite il mio relatore – alla banca dati di Veneto Lavoro e ho potuto elaborare informazioni relative ai lavoratori cinesi e straniero cosiddetti esordienti in veneto relativi al 2007 (specifico che per esordienti si intendono quei lavoratori peri quali in veneto non ha registrato alcun movimento di assunzione o di cessazione del rapporto del lavoro dal 1à gennaio 2000 al 2007). Ho anche raccolto tutti gli articoli apparsi sulla stampa quotidiana locale e nazionale riguardanti il caso della presenza cinese ad Altivole. Ricordo infatti che dopo la comparsa di un articolo su un quotidiano cattolico locale – La vita del popolo – del caso di Altivole è arrivato a occuparsi anche il Sole 24 ore Il Giornale e il Corriere della Sera, in quest’ultimo caso con un articolo di G.A. Stella. Che, per inciso, ha cercato anche di intervistare mia nonna. In ogni caso, i quotidiani che ho analizzato alla ricerca di articoli su questo tema sono stati La Tribuna di Treviso, il già menzionato La vita del popolo, Il Gazzettino, come quotidiani locali, e Il Corriere della sera, Il sole 24 ore e Il Giornale come quotidiani nazionali. Infine, per quanto riguarda l’approccio qualitativo, ho realizzato cinque o interviste in profondità a testimoni privilegiati, quasi tutti italiani: a un vicesindaco, a un ex sindaco, a un consulente del lavoro che lavora per ditte cinesi, e a un sacerdote cattolico che da anni stato incaricato dalla diocesi di Treviso di seguire i migranti cinesi e che ha imparato anche il cinese. Il quinto testimone privilegiato è stato un sacerdote cattolico cinese, chiamato appositamente dalla Cina che ha collaborato con primo sacerdote e ora sta parimenti seguendo i migranti cinesi. Devo dire che non ho intervistato quest’ultimo testimone privilegiato a proposito della sua esperienza molto peculiare di immigrato, perché il mio focus era centrato sui casi di immigrati cinesi inseriti come lavoratori dipendenti o come piccoli imprenditori nel tessuto produttivo locale.
Infine sono riuscita a contattare e ad intervistare 9 immigrati cinesi, di cui 6 (4 donne e 2 uomini) erano lavoratori dipendenti, e 3 (di 2 uomini e 1 donna) piccoli imprenditori. Il primo contatto è stato facilitato dal consulente del lavoro di cui parlavo prima, ma ho anche avuto la fortuna di incontrare una ragazza cinese che si è resa disponibile ad aiutarmi quando le ho spiegato che tesi di laurea stavo facendo. Devo dire che mentre con gli intervisti di seconda generazione non ho avuto problemi di comunicazione, qualche problema c’è stato con gli intervistati di prima generazione, dal momento che la barriera linguistica è molto forte per gli immigrati cinesi. In questi caso sono stata aiutata da immigrati cinesi di seconda generazione e in questi casi ho anche fatto uso di una traccia strutturata come questionario in modo da facilitare la raccolta delle informazioni.
Per quanto riguarda quel che emerso dalla ricerca, vi sono molte cose da dire. Cerco di elencarne alcune.
Innanzi tutto, per quel che riguarda la parte quantitativa, ho preso i dati dell’Istat e li ho confrontati con i dati che mi venivano forniti dalle varie anagrafi comunali. Ho riscontrato una maggior presenza di immigrati cinesi nel comune di Montebelluna, che dal 2000 al 2009 sta incrementando significativamente la sua popolazione di nazionalità cinese. Per quanto riguarda Castelfranco V.to invece la popolazione cinese è la metà rispetto a quella di Montebelluna. In Altivole la concentrazione è abbastanza rilevante, mentre è poco significativa per Asolo. Le aree di provenienza di questi immigrati cinesi sono: le province dello Zhejiang, del Fujian, dello Anhui, situate nel Sud della Cina e quelle di Liaoning, di Tianjin, e dello Shandong, situate nel Nord della Cina. Ma si nota un numero significativo di arrivi anche da altre zone d’Italia come Milano, Firenze, Prato, dove è maggiore la loro presenza, mentre nel comune di Castelfranco V.to si nota che molti arrivano anche dal Piemonte e dalla Campania. Pochi sono gli arrivi di cinesi da altri paesi europei.
Per quanto riguarda l’imprenditoria cinese è elevata, sia in Italia che nel territorio di indagine. A livello nazionale i cinesi sono presenti nel commercio al dettaglio seguito dallo storico settore dell’abbigliamento, e dal commercio all’ingrosso. Nella regione Veneta si ha una maggiore concentrazione di industrie nel settore del confezionamento del vestiario e della pelle, seguiti dal commercio al dettaglio e dai ristoranti. Secondo i dati del 2008. Dalla locale camera di commercio (CCIAA) di tv ho riscontrato che queste attività, precedentemente elencate, valgono per l’intera provincia di Treviso. Le società create dai cinesi sono prevalentemente a livello individuale, seguono le società di persone. Molto poche sono le società di capitali. Nella provincia troviamo una maggiore concentrazione di queste aziende nell’area della castellana e montebellunese, dove sono inseriti come subfornitori nelle economie di distretto.
Il quadro che emerge dai dati di Veneto Lavoro sui lavoratori dipendenti esordienti cinesi nel Veneto nel 2007, si vede che i lavoratori dipendenti cinesi, come forse ci si poteva aspettare, sono prevalentemente presenti nel settore manifatturiero della moda e, a distanza, in quello dei servizi alla persona, per lo più in ristoranti e bar. Tuttavia, se è vero che i cinesi lavorano per datori di lavoro connazionali in una percentuale nettamente superiore ai loro colleghi stranieri di altra nazionalità, è anche vero che un numero crescente (pari a circa la metà) degli esordienti cinesi lavora per datori di lavoro italiani, sfatando il mito che i cinesi lavorano solo per i cinesi. In media vi sono più neoassunti uomini che donne. La maggior parte degli esordienti cinesi è stato assunto con una qualifica di operai specializzati, ma sono per contro poco inseriti nelle qualifiche delle professioni intellettive e tecniche amministrative. Gli orari contrattuali di lavoro sono per la maggior parte in full-time, anche se c’è un elevato numero di cittadini cinesi che lavorano a part–time di meno 20 ore. A tale proposito va detto che di fatto ne lavorano di più, ma che cercano la regolarizzazione in part-time per il fatto che spesso i datori di lavoro cinesi impongono ai dipendenti di pagare di tasca loro i contributi.
Venendo invece all’analisi degli articoli apparsi sulla stampa quotidiana locale e nazionale e riferiti al caso della presenza cinese ad Altivole, devo dire che ho riscontrato una notevole mancanza di informazione da parte dei giornalisti e anche un uso frequente di espressioni discriminanti e devo dire che a questo giudizio non si sottrae neppure l’articolo dell’ormai famoso G. A. Stella. Si va dal definire Altivole una Chinatown, mentre l’espressione è fuorviante perché di fatto in nessuna parte d’Italia i cinesi hanno stabilito delle vere e proprie Chinatown, a parlare insistentemente di “invasione” cinese o a instillare il dubbio sull’origine del denaro cinese di cui si insinua che potrebbe essere frutto di una supposta mafia cinese – la cui presenza in Italia è sta negata da tutti gli studiosi più seri che si sono occupati del fenomeno; infine non sono mancati cenni al fatto che i “I cinesi non muoiono mai” (libro di Staglianò), mentre i cinesi mostrano in Italia tassi di mortalità del tutto analoghi a quelli delle altre nazionalità di immigrati.
Dalle interviste ai testimoni privilegiati italiani, in particolare agli amministratori pubblici e al consulente del lavoro emerge che i maggiori problemi sorgono nella gestione degli immobili, perché loro li utilizzano sia come laboratorio per lavorare e nello stesso tempo vi dormono. Così facendo si creano problemi a livello igienico sanitario, con l’emanazione di cattivi odori difficili da sopportare dalla popolazione autoctona, come per es. l’essicazione del pesce luna mentre si lavora, o odori di fritture. Per i luoghi di lavoro invece si assiste che la maggior parte di loro non rispetta le norme sulla sicurezza e igienico sanitarie. Si evidenzia dal fatto che dopo eventuali ispezioni, loro o chiudono o si mettono a norma.
Per quanto riguarda infine gli intervistati cinesi, molti di loro appartengono alla seconda generazione, quindi non hanno avuto difficoltà a passare le frontiere italiane, e hanno ottenuto con facilità il permesso di soggiorno. hanno ricevuto dei prestiti dai parenti per venire qui in Italia. hanno un età compresa tra i 20 e i 44 anni sono 4 lavoratrici e 2 lavoratori, provengono dallo Zhejiang, Fujian. molti dei lavoratori preferiscono lavorare a pochi chilometri da casa. Per due dei lavoratori intervistati hanno dei figli e quindi una preferisce portarli al lavoro con lei e il signore li lascia a casa da soli.
Molti degli intervistati hanno uno o più fratelli, segno che la legge cinese del figlio unico non viene esportata in territorio di emigrazione.
Tutti si sono rivolti alle istituzioni italiane per motivi di documenti o per informazioni. Le aspettative future invece sono quelle di poter diventare lavoratori autonomi o per alcuni, acquisire la cittadinanza italiana.
Per quanto riguarda i 3 imprenditori da me intervistati (1 donna e 2 uomini) e provengono sa zhejiang. Non hanno iniziato subito a fare gli imprenditori ma hanno svolto altri lavori, come cucitrice, lavoravano in una fabbrica di scarpe, o lavoravano in ristorante. Tutti hanno da poco aperto un’attività e si sono consultati tramite associazioni di categoria, camera di commercio e da esperti nei vari settori italiani e cinesi.
Per ora solo la donna ha 3 dipendenti cinesi, al quale deve garantire vitto e alloggio. Per gli altri al momento non vogliono assumere. Per il proprietario del bar, ha messo in luce che , se dovesse assumere preferirebbe un ‘italiano.
Per quanto riguarda i soldi, anche per loro vale la stessa questione dei lavoratori dipendenti, si fanno prestare i soldi dai parenti e poi appena l’attività inizia a guadagnare, si restituisce il debito, ma molti di loro continuano a investire ancora nel’attività. Ma non solo, alcuni pensano di investire i soldi in altri settori, tutto dipende se c’è il business e l’occasione. Per alcuni di loro la concorrenza non si fa sentire, per coloro che hanno un bar. Per il proprietario di un laboratorio invece la concorrenza italiana la sente di più rispetto a quella cinese.
La difficoltà linguistica è una delle maggiori difficoltà, oltre ai lunghi orari di lavoro e l’attitudine al risparmio dei cinesi, causando la riduzione della socialità.