giovedì 4 marzo 2010

DIANA GAZZOLA: influenza dell’ambiente di coltivazione su alcuni aspetti qualitativi in radicchio “Variegato di Castelfranco”

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA


FACOLTÀ DI AGRARIA
Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali
TESI DI LAUREA SPECIALISTICA
IN SCIENZE E TECNOLOGIE AGRARIE
influenza dell’ambiente di coltivazione su alcuni aspetti qualitativi in radicchio “Variegato di Castelfranco”
(Cichorium intybus L. var. silvestre Bischoff)
Relatore: Ch.mo Prof. Ferdinando Pimpini
Correlatore: Dott. Carlo Nicoletto
Laureanda: Diana Gazzola
Diana Gazzola
Nata a Castelfranco V.to il 06/04/’83
Residente in Via Col Moschin 15, Poggiana di Riese Pio X – 31039 (TV)
Tel: 0423.485990
E-mail: diana.gazzola@unipd.it
INDICE

1. RIASSUNTO
Per la regione Veneto, i radicchi rappresentano indiscutibilmente un patrimonio unico nel suo genere. Le particolari caratteristiche organolettiche, il forte legame con il territorio e la lunga storia ne fanno una realtà estremamente preziosa, degna di essere salvaguardata. Tra le cicorie che hanno stretto un forte legame con questa regione vi è il radicchio “Variegato di Castelfranco”, uno dei più pregiati e ricercati ortaggi che crescono durante il periodo invernale.
Grazie alle sue caratteristiche qualitative, con il passare del tempo, questa tipologia di radicchio è divenuta sempre più famosa e richiesta dai consumatori non solo in Italia ma anche in Europa (Germania, Francia, Regno Unito, Austria e Svizzera) e nei Paesi oltreoceano (Stati Uniti, Canada, Messico, Cile). E’ stata inoltre insignita del marchio IGP nel luglio del 2006.
Negli ultimi anni, le richieste del mercato e soprattutto di chi consuma il prodotto, sono diventate sempre più esigenti dal punto di vista qualitativo, soprattutto nei confronti della salubrità e delle caratteristiche nutrizionali e salutistiche di ciò che viene ingerito.
Partendo da questi obiettivi, è stato condotto uno studio volto a valutare l’influenza dell’ambiente di coltivazione su alcuni parametri quanti-qualitativi della pianta quali: produttività, contenuto di sostanza secca, azoto proteico, nitrati, antiossidanti, polifenoli. In particolare è stato condotto un confronto tra 4 differenti classi di precocità del Variegato di Castelfranco. Inoltre è stata effettuata una comparazione tra il seme commerciale (di produzione T&T) e quello autoprodotto in alcune aziende coinvolte nella esperienza. Infine si è preso in considerazione l’effetto delle condizioni pedoclimatiche nei confronti degli aspetti qualitativi sopra citati.
Per le località prese in esame (Cavallino, Cavarzere, Lendinara, Monselice) sono state registrate tutte le pratiche agronomiche svolte dal trapianto alla raccolta al fine di evidenziare le diversità tra le varie zone di produzione.
Nei diversi rilievi sono state estirpate da ciascuna parcella 5 piante rappresentative dell’intera popolazione. Successivamente si è passati al rilievo distruttivo per suddividere le foglie esterne dalle intermedie e del grumolo, lamine delle foglie esterne, intermedie e del grumolo, nervature delle foglie esterne, intermedie e del grumolo, fusto e radici. Il materiale delle singole porzioni, provenienti dalle 5 piante, è stato mescolato per ottenere un campione omogeneo e rappresentativo dell’intera popolazione in coltura.
I diversi campioni sono stati poi sottoposti alle analisi qualitative previste.
I risultati ottenuti in questa esperienza hanno evidenziato pesi medi del grumolo superiori nel caso delle piante di classe di precocità 3 e 4. Inoltre una maggiore omogeneità dei grumoli è stata riscontrata nella coltura ottenuta da seme commerciale.
Contenuti significativi di sostanza secca sono stati osservati in piante allevate su terreni sabbiosi mentre per quanto riguarda l’azoto proteico, le maggiori concentrazioni sono state rilevate nelle foglie del grumolo delle piante estirpate dai terreni argillosi di Cavarzere e Lendinara, i quali, essendo caratterizzati da elevata capacità di ritenzione idrica, hanno rallentato la percolazione della soluzione circolante nel terreno.
I nitrati hanno evidenziato un minor accumulo nelle piante provenienti dal terreno sabbioso rispetto a quello argilloso. In ogni caso, ad eccezione delle radici e del fusto, i contenuti di nitrati nelle restanti porzioni edibili della pianta non hanno superato i più restrittivi limiti imposti dalla UE. Ciò consente dunque di affermare che il radicchio Variegato di Castelfranco, sotto questo punto di vista, non risulta essere un ortaggio dannoso per la salute del consumatore.
Nei confronti del contenuto di antiossidanti, piante a ciclo colturale più lungo si sono distinte per l’elevata presenza di questi composti. Tale risultato è giustificabile con il fatto che essendosi allungato il periodo di esposizione delle piante alle temperature più rigide, queste si sono difese producendo più inibitori dell’ossidazione.
Nell’ambito delle porzioni di pianta, le lamine delle foglie esterne si sono dimostrate le più ricche di antiossidanti perché, al contrario delle altre frazioni della parte aerea, sono state sottoposte a prolungati stress biotici e abiotici durante tutto il ciclo colturale in campo.
I quantitativi di polifenoli presenti nella pianta, in quanto anch’essi composti con azione antiossidante, hanno seguito gli andamenti presentati dagli inibitori dell’ossidazione.

PIERANGELO MERLO: Tracking di oggetti in sequenze video

Autore della tesi: Pierangelo Merlo
attualmente studente del CdL magistrale in
Ingegneria dell'Automazione
presso l'Università degli Studi di Padova
cell. 3478546133
e-mail: pier.mlb@gmail.com

Nato il 15 Ottobre 1986 a Montebelluna (TV)
Residente in via Foresto Vecchio 14, 31011 Asolo (TV)

Tesi svolta per in conclusione del CdL triennale in
Ingegneria dell'Informazione
presso l'Università degli Studi di Padova
Anno accademico 2008/2009

Relatore: chiar.mo prof. Paolo Tenti

Titolo della tesi: Tracking di oggetti in sequenze video

Indice di tesi:
1 Introduzione: Computer Vision
2 Metodi di acquisizione delle immagini
2.1 Acquisizione dell’informazione di profondità
2.1.1 Triangolazione
2.1.2 Tempo di volo (Time of Flight)
2.1.3 Differenza di fase
2.2 Acquisizione di sequenze video 2D
2.2.1 Sensore CCD
3 Spazio proiettivo e spazio reale
3.1 Coordinate omogenee
3.2 Movimento sul piano e omografia
4 Localizzazione dell’oggetto
4.1 Localizzazione tramite sottrazione del background
4.1.1 Sottrazione di background semplice
4.1.2 Mixture of Gaussians
4.2 Localizzazione tramite colore
4.2.1 Histogram Backprojection
4.3 Algoritmi basati su spazi di feature
4.3.1 Scale Invariant Feature Transform
5 Tracking dell’oggetto e filtraggio del movimento
5.1 Tracking con filtro di Kalman
5.2 Non linearità/non gaussianità: Particle filter6 Tracking dei contorni
6.1 Active contours - Snakes
6.2 B-Splines
6.3 Shape space
7 Considerazioni finali
7.1 Applicazioni


Sommario

In questa tesi si sono analizzate le modalità in cui è possibile estrarre informazione da immagini e sequenze video, con particolare riferimento alle metodologie che consentono la localizzazione e il tracking di oggetti.
Dopo aver brevemente riepilogato i trascorsi storici e i concetti fondamentali della Computer Vision, si sono studiati gli strumenti che consentono di acquisire immagini del mondo circostante ricavando anche l’informazione di profondità (range scanners), e sottolineando come, per la maggiore economicità e diffusione delle normali camere a colori, sia più conveniente sviluppare metodologie che si basino sull’acquisizione di immagini bidimensionali. Si è studiato a questo proposito il funzionamento del sensore CCD, presente nelle comuni videocamere digitali.
Si sono introdotti i principi fondamentali della geometria proiettiva, e si è sottolineato come l’impiego delle coordinate omogenee possa risultare particolarmente proficuo per relazionare il mondo tridimensionale con il piano proiettivo della videocamera. Si è mostrata un’applicazione di questi strumenti teorici nella definizione di un’omografia tra piani.
Per quanto riguarda la localizzazione vera e propria dell’oggetto ricercato, si sono studiati metodi di sottrazione del background (ad aggiornamento proporzionale e con background modellato in modo statistico – Mixture of Gaussians), metodi basati sul colore (Histogram Backprojection) e metodi basati sull’estrazione di descrittori di feature avanzati (SIFT). In quest’ultimo caso, le feature dell’oggetto e delle immagini analizzate vengono relazionate a un descrittore che è rappresentato da un vettore in un opportuno spazio di feature.
Si sono quindi studiati i vantaggi di istituire un modello dinamico del movimento per migliorare le prestazioni in ambito di tracking (Kalman Filter, Particle Filter).
Infine, si sono visti metodi che consentono di tracciare il contorno di oggetti deformabili tramite linee spezzate (Snakes) e curve polinomiali (B-Splines). Queste ultime permettono di regolarizzare i contorni, istituendo un opportuno spazio delle forme (shape space), del quale si sono solo accennate le potenzialità.
Il lavoro è concluso da considerazioni sui problemi aperti di queste metodologie, e sulle modalità per integrare armoniosamente i vari approcci studiati in modo da creare algoritmi di tracking di impiego generale, che non richiedano un eccessivo intervento di adattamento al task specifico che si vuole eseguire. Si sono inoltre enumerati i principali ambiti applicativi delle tecniche studiate.

LUCIA GAZZOLA: La Responsabilità Sociale d'Impresa nel sistema veneto

Gazzola Lucia,
nata il 05/03/84, residente in Via Longobardi n. 7, Montebelluna
Telefono: (+ 39) 0423 301251 Cellulare: (+ 39) 3495745477
E-mail: kimani@libero.it
Scienze Politiche dell'Università di Padova, Istituzioni e Politiche dei Diritti Umani e della Pace
Relatore: Franco Bosello Titolo tesi: La Responsabilità Sociale d'Impresa nel sistema veneto Indice:
CAPITOLO 1: IL CONCETTO DI RESPONSABILITA' SOCIALE D'IMPRESA
1.1. Un breve excursus storico e le principali teorie economiche sulla CSR
1.2. La definizione di CSR e lo Sviluppo Sostenibile
1.3. Quali sono i vantaggi della CSR?
1.4. Gli strumenti di CSR
CAPITOLO 2: IL QUADRO INTERNAZIONALE
2.1. Il ruolo dell’ILO
2.2. Il Global Compact
2.3. Le Norme sulla Responsabilità delle compagnie transnazionali ed altre imprese riguardo i DU
2.4. Le Linee Guida OCSE
2.5. Altre iniziative e standards
CAPITOLO 3: IL QUADRO COMUNITARIO
3.1. Il Libro Verde della C. E. del 2001: “Promuovere un quadro europeo per la Responsabilità Sociale delle Imprese”
3.2. La Comunicazione della C. E. del 2002: “Responsabilità sociale delle imprese: contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile”
3.3. La Comunicazione della C.E. del 2006: “Il partenariato per la crescita e l'occupazione: fare dell'Europa un polo di eccellenza in materia di responsabilità sociale delle imprese”
3.4. La Risoluzione del P. E. del 13 marzo 2007 sulla CSR: un nuovo partenariato
CAPITOLO 4: IL QUADRO NAZIONALE
4.1. Il Progetto CSR-SC
4.2. Il Protocollo d'Intesa tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Unioncamere Nazionale
4.3. L'approccio delle imprese italiane alla CSR dal 2003 al 2006
4.4. ICSR – Fondazione per la Diffusione della Responsabilità Sociale delle Imprese
4.5. La proposta di legge e il disegno di legge sulla CSR
4.6. Lo stato dell'arte dei comportamenti responsabili in Italia: alcune tendenze in atto dopo il 2006
CAPITOLO 5: DALLA RESPONSABILITA' SOCIALE D'IMPRESA ALLA RESPONSABILITA' SOCIALE DI TERRITORIO
5.1. Gli elementi di Responsabilità Sociale di Territorio
5.2. L'importanza del fattore comunicativo nelle relazioni
5.3. Il contributo di due ricerche venete sulla RST
CAPITOLO 6: IL RUOLO DELLA REGIONE VENETO NELLA CSR
6.1. Il primo Protocollo d'Intesa tra Unioncamere e la Regione Veneto
6.2. Il documento sui requisiti minimi per un percorso di CSR
6.3. Il Bando Regionale sulla certificazione etico-sociale per premiare le imprese virtuose
CAPITOLO 7: L'ASSOCIAZIONE VENETO RESPONSABILE. “PER UN OSSERVATORIO RESPONSABILE: INDAGINE DIRETTA”
7.1. La Rete regionale Veneto Responsabile e l'Osservatorio Responsabile
7.2. Gli obiettivi dell'indagine e la relativa attuazione
7.3. Risultati dell'indagine: un confronto tra la progettualità del 2006 e quella del 2009
7.4. Alcuni problemi di natura metodologica
CAPITOLO 8: IL VALORE DELLA CERTIFICAZIONE SA 8000 NEL SISTEMA VENETO: “DUE CASI STUDIO”
8.1. Il contenuto della certificazione SA 8000
8.2. La sua diffusione a livello internazionale e nazionale
8.3. Galvanin Luigino S.p.a
8.4. Codess Sociale soc. coop. Sociale
Il concetto di Responsabilità Sociale d'Impresa o Corporate Social Responsibility (CSR) è nato agli inizi del XXI° secolo dalla Commissione dell'Unione Europea, la quale, attraverso il Libro Verde: “Promuovere un quadro europeo per la Responsabilità Sociale delle Imprese” del 2001, ha stabilito che per un'impresa essere socialmente responsabile implica “andare oltre il semplice rispetto della normativa vigente, investendo di più nel capitale umano, nell'ambiente e nei rapporti con le parti interessate”. Negli ultimi tempi, il dibattito sulla Responsabilità Sociale d'Impresa si è intensificato, coinvolgendo un numero sempre maggiore di attori, tra cui le istituzioni pubbliche, le organizzazioni sindacali, la società civile, le associazioni di categoria, i centri di ricerca e le Università. In relazione all'evoluzione del concetto in questione, in Veneto è nata una nuova declinazione di CSR, ovvero la Responsabilità Sociale di Territorio, che viene riferita all'intera collettività e si rivolge, quindi, ai soggetti che compongono il territorio, che sono, soprattutto, le piccole medie imprese, le quali, recentemente, hanno avuto la tendenza a raggrupparsi in distretti industriali e costituire così un “sistema di imprese”. Il principale attore coinvolto nella realizzazione degli obiettivi di un'efficace politica di CSR nel territorio di riferimento, è la Regione Veneto. L'istituzione ha contribuito, con i suoi interventi, a rendere il territorio veneto una realtà ricca di segnali positivi provenienti dalle imprese che si incamminano verso una strada di maggiore responsabilità. Tra le iniziative regionali più significative, vi rientra il Bando Regionale relativo a 540 mila euro di contribuiti per le imprese che hanno ottenuto la certificazione SA 8000. Tale strumento, oltre che a premiare quelle imprese che volontariamente hanno adottato un sistema di gestione mirato alla tutela e alla promozione dei diritti umani, nello specifico dei diritti dei lavoratori, è volto ad incentivare il rispetto delle garanzie nei confronti dei dipendenti delle realtà venete. La Regione Veneto negli ultimi anni ha posto una particolare attenzione anche su altri aspetti della CSR. Oltre che ad impegnarsi in azioni finalizzate alla prevenzione dello sfruttamento minorile e alla tutela dei diritti dei lavoratori, essa si è attivata anche nei confronti dell'inquinamento ambientale, e ha stipulato ed attivato delle sperimentazioni con province, comuni, camere di commercio, associazioni di categoria e di tutela dell'ambiente, e centri di ricerca.
La Regione continuerà la propria attività, in materia di CSR, promuovendo, sensibilizzando, informando e formando sui principi fondamentali del “fare impresa” in modo etico, attraverso soprattutto il Progetto CSR Veneto, il relativo Forum Multistakeholders e il contributo di tutti gli attori che, o in collaborazione con la Regione o singolarmente, perseguono gli obiettivi di CSR. Tra questi, ricordiamo i principali, ossia lo Sportello CSR della Provincia di Vicenza, che segue molte attività di diffusione e promozione in termini di Responsabilità Sociale d'Impresa, oppure l'Associazione Veneto Responsabile, una rete regionale senza scopo di lucro che mira alla costruzione di uno sviluppo del territorio veneto secondo un'ottica sostenibile. Attraverso l'indagine che ho condotto, da luglio a settembre del 2009, per l'Associazione Veneto Responsabile nell'ambito del Progetto “Osservatorio Responsabile”, ho avuto modo di delineare i comportamenti degli attori (istituzionali, economici e sociali) contattati in relazione all'attuazione delle buone pratiche di CSR. Lo strumento, che si è ritenuto opportuno utilizzare in questo tipo di attività, è il questionario, con cui si è potuto realizzare sia un'indagine di verifica, per i soggetti che hanno collaborato al progetto “Osservatorio Responsabile” nel 2006, che un'indagine conoscitiva, per coloro che sono stati chiamati per la prima volta a contribuire alla mappatura delle buone pratiche presenti nel territorio veneto. Alla luce del recente Bando Regionale, i nuovi soggetti che sono stati contattati per l'indagine conoscitiva, sono gli attori veneti che hanno ottenuto la certificazione SA 8000 e che sono presenti nell'elenco stilato dal SAI. Grazie ai risultati che sono emersi dall'indagine, sono state individuate delle azioni che potrebbero risultare utili al territorio, al fine di creare una società più coesa e rispettosa della dimensione sociale ed ambientale attorno a cui ruota l'impresa. A tal riguardo i principali ambiti d'azione sono: il sostegno alle imprese socialmente responsabili e alla finanza locale, la creazione di spazi di incontro in cui si possano concretizzare le idee imprenditoriali dei giovani veneti, e un nuovo modello di governance allargata tra pubblico e privato.
È con questo auspicio che ho studiato con vivo interesse il fenomeno della Responsabilità Sociale in Veneto: pensare alla nascita di altrettanti sistemi regionali in grado di sollecitare gli attori economici, sociali, ed istituzionali a collaborare per costruire un nuovo e possibile modello di sviluppo sostenibile.

mercoledì 24 febbraio 2010

LUCA DE GASPARI - La ricchezza dei poveri: volti, movimenti e passioni dei personaggi di Ermanno Olmi

LUCA DE GASPARI

Residente a Crocetta del Montello

E-mail: scesodallacroce@gmail.com


CORSO DI LAUREA IN DISCIPLINE DELL'ARTE DELLA MUSICA E DELLO SPETTACOLO



FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA

PRESSO UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PADOVA



TESI:


LA RICCHEZZA DEI POVERI.

Volti, movimenti e passioni dei personaggi di Ermanno Olmi.

Relatore: Ch.mo Prof. Mirco Melanco


INTRODUZIONE

CAPITOLO 1: Ermanno Olmi

CAPITOLO 2: La ricchezza dei poveri:

2.1 Su e giù per le montagne

2.2 Alienati e innamorati

2.3 Angeli sporchi nella città

2.4 Dipingere un mondo

2.5 Sotto la patina dell’apparenza

2.6 Tra storia e fantasia

2.7 Centochiodi


CONCLUSIONE

ALBUM FOTOGRAFICO

BIBLIOGRAFIA

FILMOGRAFIA

Anno Accademico

2007/2008

Contatti

3408348611

scesodallacroce@gmail.com


LA RICCHEZZA DEI POVERI


Guardare un uomo e accorgersi che dietro al suo volto, ai suoi occhi, c'è una vita e c'è una storia, fatta di incontri, di esperienze, costellata di persone e cose, colorata da da gioie e dolori. Guardare un uomo e accorgersi che dietro c'è tutto un mondo di passioni, di credenze, di paure. Guardare un uomo e accorgersi che in quel momento anche lui ci sta guardando e sta lentamente esaminando le rughe sul nostro volto, i capelli bianchi che abbiamo in testa e piano piano rendersi conto che tutto nasce e vive da uno sguardo, e con esso si perde e si dimentica.
Pensare a quella storia e avere voglia di raccontarla, di sussurrarla, con umiltà oppure di urlarla al mondo perché tutti ne possano conoscere i luoghi, le immagini, i personaggi.
Ecco che allora si è inventato il cinema, ineguagliabile fucina di ricordi, veri o immaginari che siano non ha importanza, ottenuti per immagini e per immagini proposti. Una fabbrica capace di racchiudere in poche ore delle intere vite, espresse attraverso un volto, un gesto, una frase e di far si che non svaniscano mai più. Ma quando, come per magia, ritornano ad essere proiettate, allora ecco che un fiume di emozioni, e appunto di ricordi, ci investe di colpo e ci blocca li, immobili nella scomoda poltroncina di un cinema, ad ammirarla in tutti i suoi giochi di storie e di vite, incapaci di intervenire, incapaci di scappare.

Il mondo cinematografico di Ermanno Olmi è tutto volto a mettere in evidenza personaggi ripresi dalla vita reale e appartenenti al mondo del proletariato esteso sia al movimento operaio che alla società contadina. Impegnato nel dare spazio alle emozioni dei soggetti inquadrati dalla macchina da presa il regista si distingue, nei film come nei documentari, per la costante attenzione alle sofferenze umane. Il suo uso del mezzo cinematografico è posto al servizio dei volti, le cui espressioni rivelano il mondo circostante, dei gesti, come l’uso delle mani per lavorare la terra o per dar vita a oggetti semplici ma preziosi come un paio di zoccoli, ma anche al servizio dei valori e dei paesaggi le cui manifestazioni sono dimostrazioni altrettanto profonde delle non sempre felici condizioni di vita degli uomini. Il regista mette sullo schermo la voce delle immagini e dei grandi silenzi, ritrae la semplicità della vita, interroga l’uomo e lo smaschera, mostrandone l’alienazione e i limiti. Quando si discosta dal descrivere il modesto e duro mondo della sua giovinezza dove gli uomini arrancano per riuscire a sopravvivere in un paese, quello del secondo dopoguerra, che si deve reinventare egli sceglie di narrare mondi lontani scavando ora nella fantasia, ora nella storia e ci riesce trasformando i luoghi dell’immaginazione in illusioni che paiono più che reali: un lago diventa magicamente un oceano e la banale stanza di casa in un caffè di Parigi. La concretezza è dunque un tratto caratteristico di questo regista e poeta dell’immagine in grado di rendere visibili e certi i pensieri e che, molto spesso, ricorre ad attori non professionisti. Li indaga nel loro quotidiano come un pedinatore zelante, curioso, ostinato, mai ossessivo. Olmi è in grado di restituire allo spettatore storie la cui dolce dignità giunge dritta al cuore. Accanto a guerrieri, santi e bevitori il regista di origini bergamasche si rivolge con sguardo attento e appassionato all’emarginato urbano, eroe perdente perché sconfitto in anticipo, fagocitato dal ritmo di metropoli in costante trasformazione e disattente a non calpestare i diritti degli individui più deboli, inglobati nei meccanismi del vivere moderno, di un sociale sempre più aggressivo e intollerante verso chi non sa far parte del sistema.

La ricchezza dei poveri” è uno status cui Olmi arriva negli anni, non è la determinazione di un particolare aspetto sociale, non è la rappresentazione della classe che nell’umiltà trova un ampio riconoscimento, ma è piuttosto una liturgia laica che si appropria dei fluidi naturali della vita per divenire realtà, rappresentazione, gioia di essere, forza nell’affrontare le difficoltà, di godere di piccoli accadimenti naturali, quanto grandiosi nel loro rituale manifestarsi. La tesi si propone di documentare perché il Maestro Ermanno Olmi sia un autore fondamentale per la storia del cinema del XX secolo non solo italiano ma internazionale. Il suo stile vellutato consiste in piccoli tocchi che seducono lo spettatore e che nel contempo lo fanno entrare in scenari del pensiero e della ragione altrove incompiuti.

CLAUDIA CAMPARI - La fotografia di Ugo Mulas tra cronaca e pubblicità

CAMPARI CLAUDIA

Nata il 02/11/1985

Residente in Via V.Bernardi, 47 Poggiana di Riese Pio X (TV)

e-mail: claudia.campari.0@alice.it


FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA

PRESSO UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA


TESI:

LA FOTOGRAFIA DI UGO MULAS TRA CRONACA E PUBBLICITA’

Relatore: Professor. Carlo Alberto Zotti Minici


INDICE


1 . INTRODUZIONE


2 . BIBLIOGRAFIA


1954

1956

1958

1960

1962

1964

1966

1968

1970

1972

3 . ATTESE DI LUCIO FONTANA

4 . VIAGGIO NEGLI U.S.A.


L’incontro con Duchamp

Jasper Johs

Linchstein

Oldenberg

Stella e Poons

Rauschenberg

Warhol

5 . VERIFICHE

Omaggio e Niepce. 1971

L’operazione fotografica. Autoritratto per Lee Friedlander. 1971

Il tempo fotografico. A Jannis Kounellis. 1969

L’uso della fotografia. Ai fratelli Alinari. 1971

L’ingrandimento. Il cielo per Ninì. 1972

L’ingrandimento. Dalla mia finestra ricordando l afinestra di Gras. 1972

Una mano sviluppa, l’altra fissa. A Sir John Friederick William Herschel. 1970-72

Gli Obiettivi. A Davide Mosconi, fotografo. 1972

Il sole, il diaframma, il tempo di prova. 1971-72

Decima verifica.

L’ottica e lo spazio. A Arnaldo Pomodoro. 1972

La didascalia. A Man Ray. 1970-72

Autoritratto con Ninì. 1972

L’ultima verifica. Per Marcel Duchamp. 1970


6 . CONCLUSIONI


7 . BIBLIOGRAFIA

Abstract

La storia della fotografia non è la serie di scoperte tecniche, bensì di scelte espressive.

Con questa frase si potrebbe descrivere l’operato di Ugo Mulas. Infatti, lui si dedica a documentare l’arte in modo diverso dal solito: fotografa la Scena dell’Arte, il mondo che circonda l’opera, senza i quali l’opera non ha ragione di esistere.

Fin dai primi lavori alle Biennali, cominciati nel 1954 e potratti fino al 1972, riconosciamo l avolontà di Mulas di indagare quel mondo che gli si era aperto davanti fra i tavolini del Bar Giamaica, presso l’Accademia di Brera a Milano.

Già allora gli artisti facevano a gara per farsi fotografare dai pochi fotografi che circolavano tra le sale espositive, in più Mulas cercava di documentare quegli attimi che i semplici visitatori non potevano vedere.

Gli attimi che precedevano gli allestimenti delle sale, gli artisti che trasportavano le loro opere, che si riunivano e si consigliavano coi propri collezionisti e critici, che festeggiavano ai tavolini del bar, che aspettavano la proclamazione del vincitore.

Per Mulas il modo di lavorare migliore era quello di realizzare delle sequenze fotografiche in cui, scatto dopo scatt, riusciva a cogliere tutti i gesti e le espressioni degli artisti.

Attraverso le sequenze riuscì a documentare il modo di lavorare di ogni artista e così possiamo leggere tutte le differenze che intercorrono fra vari artisti.

Le sequenze più significative, del suo viaggio negli Stati Uniti, sono quelle di Stella e di Poons del 1964.

In queste fotografie Mulas coglie le differenze più sostanziali, infatti per Stella realizza un fotoreportage molto più statico, posato e ben calibrato per sottolineare la sua propensione ad un lavoro metodico, itterato dove per 8 ore continuava a ripetere incessantemente gli stessi gesti. Per Poons invece realizza un reportage molto più dinamico in linea col suo modo di operare, infatti l’artista si spostava continuamente, si avvicinava e allontanava dalla tela per avere contemporaneamente una visione d’insieme e un dettaglio dell’opera.

Altra sequenza molto importante e significativa è quella delle “Attese” di Lucio Fontana, nella quale traspare tutta l’attesa che precede il gesto del taglio.

Mulas coglie ogni singolo attimo, ogni singolo fremito della mano che tiene il taglierino e che si avvicina alla tela.

Il rapporto molto intimo tra i due artisti permette a Mulas di cogliere l’intenzione vera e propria dell’artista.

Mulas ha sempre voluto distinguersi dall’operato di altri fotografi che prediligevano l’attimo irrepetibile atteso per ore ed ore, perchè per Mulas il fotografo non è un ladro di immagini e se per poter scendere nelle strade il fotografo deve documentare la norma, lo svolgersi del reale.

Solo quando fotografò Jaspe Jonhs nel 1964, Mulas si rese conto di quanto potesse essere ambigua la fotografia. Infatti fotografò l’artista nel momento in cui stava dipingendo e nello scatto venne fermata anche l’ombra dell’artista mentre teneva il pennello.

Quest’immagine fece pensare Mulas, capì che così facendo oltrepassava il limite poichè in quello scatto la fotografia diveniva pubblicità dell’artista e delle sue opere.

SILVIA GAZZOLA - La cortesia nella corrispondenza commerciale

SILVIA GAZZOLA

Nata il 23/04/1981

Residente in Via del Redentore 11, Altivole (TV)

e-mail: sgazzola81@alice.it

LAUREA SPECIALISTICA

IN LINGUE STRANIERE PER LA COMUNICAZIONE INTERNAZIONALE



FACOLTA’ DI LETTERE E FILOFIA E SCIENZE POLITICHE

PRESSO UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA


TESI:

LA CORTESIA NELLA CORRISPONDENZA COMMERCIALE


Relatore: Prof.ssa Federica Masiero



Anno accademico 2008-2009



INDICE


  1. La lingua dell’economia come lingua speciale

    1. Le lingue speciali: classificazione

    2. La lingua dell’economia

    3. La corrispondenza commerciale

      1. Le lettere commerciali

      2. La corrispondenza commerciale via e-mail


  1. Il concetto di cortesia

    1. Origine e definizione

    2. La cortesia verbale

    3. La “Logica della cortesia” di Lakoff

    4. Il modello di Brown e Levinson

    5. Il Principio di Cortesia di Leech


  1. La cortesia nell’ambito commerciale

    1. La cortesia come strategia

    2. La cortesia è importante per la sopravvivenza dell’azienda

    3. La cortesia nella comunicazione commerciale

      1. La cortesia nella corrispondenza commerciale

      2. La cortesia nelle varie situazioni comunicative


  1. Analisi di lettere commerciali

    1. Richiesta di nominativi ed indirizzi

    2. Richiesta

    3. Offerta

    4. Ordine

    5. Conferma d’ordine

    6. Richiesta di informazione creditizia

    7. Avviso di spedizione e fattura

    8. Problemi di consegna o consegna difettosa: il cliente al fornitore

    9. Problemi di consegna o consegna difettosa: il fornitore al cliente

    10. Problemi di pagamento


Abstract

Nella mia tesi ho voluto approfondire ed esaminare il ruolo della cortesia nella corrispondenza commerciale. Dopo aver illustrato le peculiarità del linguaggio economico, le varie teorie linguistiche sulla cortesia e l’importanza di questo fenomeno nella comunicazione commerciale, ho analizzato un corpus di lettere (in lingua tedesca) con il fine di rilevare le caratteristiche funzionali e linguistiche di ciascun tipo di lettera, le strategie di cortesia utilizzate e il livello di creatività e positività delle formulazioni.

E’ fondamentale precisare che l’autentica cortesia va ben oltre l’etichetta. Quest’ultima rappresenta infatti un insieme di regole codificate, ovvero costituisce un comportamento esterno, mentre la cortesia, pur essendo anch’essa osservata come manifestazione esterna, esteriore addirittura, nasce dalla gentilezza di spirito, da un atteggiamento essenzialmente positivo e benevolo verso gli altri esseri umani. Ecco perché la cortesia nella comunicazione commerciale non può e non deve limitarsi all’uso di frasi fatte che vengono imparate a memoria secondo schemi prestabiliti: uno stile personale e vivace costituisce una forma di cortesia, mentre uno stile convenzionale si avvicina maggiormente al concetto di etichetta.

Se è vero che la corrispondenza commerciale, configurandosi come uno scambio relazionale più che transazionale, non può prescindere dalla cortesia, è altrettanto vero che nel corpus analizzato sembra essere rispecchiata soprattutto la sua componente esteriore anziché quella interiore: ciò si deve sia alla prevalenza di uno stile convenzionale sia alla constatazione che essa non trova adeguata espressione in tutti i modelli di lettere. Il fatto che il modello più soddisfacente sia quello dell’offerta avvalora la considerazione della cortesia come strategia per conquistare il cliente, ma, affinché essa non venga smascherata come tale, è necessario manifestarla in tutte le occasioni di corrispondenza.

La cortesia, essendo la base dell’efficacia e della qualità dei rapporti umani e sociali, risulta essenziale per la sopravvivenza di un’impresa. Al giorno d’oggi sembra che la capacità di comportarsi in modo cortese abbia un peso persino maggiore delle abilità tecniche, in quanto in una società tecnologicamente avanzata aumenta il bisogno di sensibilità e di una componente personale: indipendentemente dalla capacità e precisione delle moderne tecnologie, si deve pur sempre interagire con le persone.

La cortesia rientra dunque nell’ambito delle cosiddette soft skills, espressione con cui si intende un’ampia sfera di capacità relazionali e comportamentali ormai indispensabili per potersi inserire con successo nella vita lavorativa. A questo proposito è importante evidenziare che la cortesia costituisce una forma di intelligenza, definita intelligenza emotiva: in assenza di essa, anche l’intelletto, vale a dire l’intelligenza razionale, non può funzionare al meglio. Daniel Goleman, autore del libro Emotional Intelligence (1995), dichiara addirittura che la mancanza dell’abilità sociale può portare un individuo intellettualmente brillante a colare a picco nelle sue relazioni, rivelandosi arrogante, antipatico o insensibile: l’autocontrollo e l’empatia sono le competenze sociali che contribuiscono all’efficacia dell’individuo nel trattare con gli altri, consentendogli di plasmare un’interazione, di persuadere e influenzare l’ascoltatore. Al contrario della riflessione strettamente razionale e utilitaristica, per la quale sono efficaci brevi comunicazioni, la cortesia è una strategia che si basa in un certo qual modo sulla ridondanza e richiede quindi un maggiore dispendio comunicativo e interattivo; tuttavia si può affermare che essa è economica in quanto si tratta di una “deviazione” che permette ad un’azienda di raggiungere uno scopo o conquistare un cliente più velocemente e in maniera duratura, assicurandosi così vantaggi a lungo termine.


DAMIANO TOSCAN - Rappresentazione digitale del Complesso Monumentale Brion

DAMIANO TOSCAN

Nato il 07/12/1980


Residente a Cavaso del Tomba (TV) Via Luigi Stefanin 11

e-mail: damianotoscan@gmail.com


Master in Architettura Virtuale presso Istituto Quasar Design University di Roma


Rappresentazione digitale del Complesso Monumentale Brion


ABSTRACT



Come sarebbe stato il progetto del verde di Tomba Brion voluto da Carlo Scarpa?

In che modo il degrado dei materiali può agire sull’opera dell’Architetto veneziano?

Un intervento di restauro che tipo di esiti potrebbe dare alle opere murarie?

E ancora: in che modo un tour virtuale dell’intero complesso Brion, che ne permetta l’esplorazione in tempo reale di ogni minima parte, può contribuire alla divulgazione di una delle opere di Architettura più visitate de XX secolo?


Attraverso le attuali tecnologie della computer grafica, mutuate dal mondo del cinema e del videogame, il progetto di Rappresentazione digitale del Complesso Monumentale Brion intende dimostrare come queste tecniche possano essere d’ausilio al mondo dell’architettura.

Si tratti di pre-visualizzazione di progetti di restauro, di studi sull’impatto ambientale causato da manufatti architettonici, della realizzazione virtuale di opere mai edificate o non più esistenti, oppure di tour virtuali di opere di architettura da utilizzare per lo studio o per la divulgazione didattica.


Nello specifico il lavoro di Rappresentazione digitale del Complesso Monumentale Brion si sviluppa nelle seguenti fasi:

  • Modellazione 3D dell’intero complesso su base del rilievo fatto tra il 1998 e il 2000 dall’Univesità IUAV di Venezia.

  • Rilievo fotografico di tutte le superfici per acquisire le texture e normal maps da applicare al modello.

  • Studio dell’illuminazione nelle varie fasi della giornata, degli esterni del complesso e degli interni della cappella.

  • Studio della vegetazione e successiva riproduzione attraverso software generatori di botanica digitale.

  • Composizione e calcolo di scene statiche

  • Story boarding, calcolo e montaggio di scene animate e adeguatamente composte per la visualizzazione real time.


Attualmente sono concluse le fasi di modellazione, texturing, illuminazione e resa fotorealistica di immagini statiche. Manca la componente di animazione ed editing realtime.

DAVIDE STONA - Dentro i segni del paesaggio, tra ciò che affiora e l'invisibile, l'altavia TV1 nel versante del Grappa.

PRO.TESI



DAVIDE STONA


Nato il 12/01/1981


Residente in Via s.Martino n.32, Asolo 31011 (TV)


e-mail: davide.stona@libero.it


FACOLTA’ DI ARCHITETTURA

PRESSO L’ISTITUTO UNIVERSITARIO DI ARCHITETTURA DI VENEZIA (IUAV)




TESI:


Dentro i segni del paesaggio, tra ciò che affiora e l'invisibile, l'altavia TV1 nel versante del Grappa.

Un progetto di reinterpretazione di percorsi e delle economie tradizionali per la tutela e lo sviluppo della montagna

Relatore: Professor. VIRGINIO BETTINI


INDICE


Capitolo 1

1.1 obiettivi dello studio

1.2 inquadramento storico-geografico dell'area

1.3 cos'è la TV1

1.4 gli elementi del paesaggio


Capitolo 2

2.1 premessa

2.2 turismo storico sul Grappa

2.3 caratteristiche del turismo escursionistico in una dimensione di sostenibilità


Capitolo3

3.1 basi teoriche e metodologiche

3.2 definizione di paesaggio, phisical e cultural landscape

3.3 origini complessità ambientale

3.4 l'ecologia del paesaggio, il suo valore di analisi

3.5 strutture

3.6 teoria metapopolazione

3.7 processi

3.8 olismo

3.9 indici

3.10 teoria percolazione

3.11 indici BTC


Capitolo 4

4.1 geosfera:

-geomorfologia del paesaggio

-le unità di paesaggio

-i tipi di suolo

-clima e precipitazioni medie

4.2 biosfera:

-la vegetazione

-grandi mammiferi e uccelli

4.3 noosfera:

-trasformazioni dell'uso del suolo dal 1868 al 2008

-indagine sui malghesi


Capitolo 5

5.1 l'esito del sondaggio

5.2 stato attuale delle aziende

5.3 prospettive per il futuro

5.4 evoluzione del paesaggio culturale

prospettive per lo sviluppo del Grappa:

5.5 introduzione alle tematiche di progetto

5.6 effetti dell'abbandono delle attività produttive tradizionali sulla diversità della vegetazione e sui biotopi

5.7 opinione dei malghesi sulla qualità del paesaggio culturale e le sue trasformazioni negli ultimi 20 anni.

5.8 effetti socio-economici dell'abbandono

5.9 attuale persistenza del carattere culturale nel paesaggio

5.10 il modello della wilderness applicato a un territorio caratterizzato da una forte storia nell'uso del suolo

5.11 condizioni politiche di base

5.12 azioni programmatiche di sviluppo

5.13 agire, l'area sommitale

5.14 non agire, l'area montana


Appendice

sintesi del convegno “le nostre montagne tra paesaggio culturale e naturale”

analogie e differenze con la Valgrande e Val Strona



Abstract

Questo lavoro di tesi prevede l’applicazione delle metodologie di Landscape Ecology al paesaggio del Massiccio del Grappa. Come punto iniziale sarà importante riflettere sulla concezione di paesaggio prendendo spunto da quanto è stato definito dalla Convenzione Europea: “Landscape” means an area, as perceived by people, whole character is the result of the action and interaction of natural and/or human factors. Il paesaggio inteso non come una bellezza naturale o legata strettamente alle attività antropiche ma come una complessa entità percepita ed interpretata a differenti livelli da tutti gli esseri viventi che l'abitano. E' inoltre un'interfaccia semiotica tra le risorse presenti e gli organismi, i quali ne usufruiscono attraverso le proprie funzioni. Il paesaggio, quindi, si configura come un'entità frutto di processi legati non solo a caratteristiche puramente geografiche, biologiche ed ecosistemiche ma anche alle relazioni e interazioni che si instaurano con gli organismi quando ricavano da questo le risorse per il loro sostentamento. Questo comporta da parte di tutti gli esseri viventi, e soprattutto per uomo, la capacità di percepire determinate configurazioni spaziali come aree portatrici di significato per la localizzazione delle funzioni finalizzate all'intercettazione delle risorse. Una percezione che comporta un'interpretazione dei segni nell'area e l'apprendimento degli usi legati alle funzioni, quindi alla formazione di una cultura legata al territorio. Quest'area è stata scelta a causa dello stato di indeterminatezza nel quale si trova, legata unicamente al ricordo traumatico degli eventi bellici della prima e seconda guerra mondiale, dove le economie agricole e silvo-pastorali vanno scomparendo e con esse la cultura popolare e i prodotti tipici ad esse legati. Il territorio in questione sarà indagato attraverso un approccio olistico, individuando ed analizzando le differenti componenti che generano il paesaggio. E’ basilare, quindi, appurare il grado di complessità ambientale e le relazioni spazio-temporali nelle quali l’essere umano, nel suo agire, occupa un ruolo determinante nel modificare l’assetto e l’equilibrio del paesaggio. Ma la cosa principale sarà capire qual'è la percezione che la popolazione ha del paesaggio che abita, o che ha abitato fino a poco tempo fa. Capire se riescono a vedere ancora delle risorse e cosa si possono aspettare nel futuro da quest'area. Capire come si muovono le istituzioni e i portatori di interessi e che prospettive hanno per il territorio. L'obbiettivo finale è dunque quello di proporre un modello di sviluppo sostenibile partendo da riflessioni basate sull'emergenza di nuove risorse, le criticità, le potenzialità, gli elementi impattanti riscontrati e coinvolgendo direttamente la popolazione e le istituzioni con un'indagine che faccia emergere le aspettative e l’immagine che esse hanno del paesaggio che le appartiene. Il lavoro di tesi si articolerà seguendo questi temi, fondamentali per poter affrontare il caso di studio in modo corretto e appropriato. Una presentazione nella quale viene effettuato un inquadramento storico e geografico dell’area, sarà descritto nel dettaglio il percorso, gli obiettivi dello studio e gli elementi del paesaggio. Saranno in seguito analizzate le potenzialità date dal turismo escursionistico come elemento capace di conferire un valore aggiunto a un progetto di sostenibilità della montagna. Saranno rese esplicite le basi teoriche e metodologiche riguardanti le tematiche della landscape ecology, in particolare sarà affrontato il significato dell’ecologia del paesaggio nel suo valore di analisi, le origini della materia stessa e i campi specifici di applicazione. Saranno oggetto di esame gli elementi che compongono il paesaggio appartenenti alle categorie della geosfera, biosfera e noosfera, con il fine di definire in modo unitario le caratteristiche e i processi che lo generano. In particolare saranno esaminati, per quel che riguarda la geosfera: i lineamenti geomorfologici, la pedologia, le tipologie di terreno, il clima e le precipitazioni. Verrà effettuata una classificazione gerarchica del territorio e verrà dato un quadro della vegetazione potenziale ed esistente. Tramite le mappe catastali verranno valutate le trasformazioni delle reti di collegamento e dell’edificato. Saranno esaminate le tipologie insediative soprattutto quelle legate alle economie tradizionali che da secoli hanno contribuito a generare, con la loro azione in questi luoghi l’immagine attuale del paesaggio e capire, inoltre, quali sono le problematiche attuali e verso quali scenari si stanno orientando. Verrà effettuata un'indagine sulla popolazione tramite un questionario e saranno intervistati gli amministratori locali. In seguito, una volta ottenute ed elaborate le informazioni, si provvederà a determinare un quadro degli interventi e delle strategie da applicare al territorio in conformità con quanto appurato precedentemente

ANDREA REGOSA - Asolo 2050: un futuro possibile

REGOSA ANDREA

Residente in Via Malombra 73, 31011 Asolo (TV)

www.andrearegosa.it

e-mail: info@andrearegosa.it

LAUREA SPECIALISTICA IN ARCHITETTUR APER LE CITTA’


FACOLTA’ DI ARCHITETTURA

PRESSO L’ISTITUTO UNIVERSITARIO DI ARCHITETTURA DI VENEZIA (IUAV)


TESI:

ASOLO 2050: UN FUTURO POSSIBILE

Relatore: Professor. Alberto Cecchetto

INDICE


1 . ASOLO 2050: UN FUTURO POSSIBILE

Introduzione


2 . ASOLO 2009

2.1 Asolo nella storia

2.1.1 Cronostoria

2.1.2 Sviluppo delle frazioni

2.1.3 Asolo 2009

2.2 Asolo ed il territorio

2.2.1 Il contesto intercomunale

2.2.2 Il comune

2.2.3 La popolazione

2.2.4 I modelli insediativi

2.3 Sitema viabilistico

2.3.1 Viabilità principale

2.3.2 Viabilità locale

2.3.3 Trasporti collettivi

2.3.4 Parcheggi

2.3.5 Il sistema dei percorsi ciclo-pedonali

2.4 Sistema economico

2.4.1 L’agricoltura

2.4.2 L’industria

2.4.3 I servizi

2.4.4 Il turismo

2.5 Aspetti ambientali

2.5.1 Il suolo e le altimetrie

2.5.2 Sistema idrografico

2.5.3 Sistema verde

2.5.3.1 La siepe di campagna


3 . ASOLO 2050

3.1 Quali prospettive

3.2 Parole d’ordine

3.2.1 Qualità

3.2.2 Capacità

3.2.3 Efficienza

3.3 I punti base

3.3.1 La popolazione

3.3.2 Le nuove vie di comunicazione

3.3.3 L’infrastruttura verde

3.3.4 I servizi

3.3.5 I nuovi equilibri

3.3.6 Green and Local

3.3.7 Opportunità e cambiamenti nel settore economico

3.4 Uno scenario possibile, il caso di Casella

3.4.1 La nuova porta per il territorio

3.4.2 Una tessera del puzzle

3.4.3 Infrastrutture sinergiche

3.4.4 Il “verde” come base

3.4.5 Un nuovo modo di (co)abitare

3.4.6 Ri-scoprire

3.4.7 Ri-generare

3.4.8 Ri-utilizzare

3.4.9 Asolo


4 . CONCLUSIONI


5 . BIBLIOGRAFIA

Abstract

Come evolverà il territorio dell'alta marca trevigiana nei prossimi quarant'anni? Quali saranno i fattori caratterizzanti di questo sviluppo? Lo sviluppo sarà caratterizzato da principi quali la rigenerazione degli spazi pubblici, l'alta efficienza energetica, la capacità di fare rete tra i vari nuclei urbani del territorio? Queste sono alcune delle domande fondative della mia tesi, lavoro che tramite la costruzione di uno scenario per un futuro possibile per il territorio di Asolo ha inteso tracciare delle linee guida su quello che potrebbe essere uno sviluppo più attento da un lato a ricreare un tessuto sociale ad oggi sfrangiato e quasi totalmente assente e dall'altro teso a proporre delle soluzioni di sviluppo eco-compatibili e che riescano ad inserirsi “pacatamente” nel paesaggio.

La scelta del sito è frutto di un analisi a scala territoriale che ha interessato tutto l'arco infrastrutturale della strada statale 248 Marosticana. Possiamo dire che ormai lungo questo asse viario è andata consolidandosi un unica grande “ proto-città lineare” di circa trenta chilometri che si estende da Montebelluna ad est e Bassano del Grappa ad ovest, insieme urbano però che si è costituito senza un disegno complessivo e delle logiche di espansione a scala territoriale, ciò a comportato, tra le altre cose una localizzazione dei servizi molto disomogenea con due principali poli costituite dalle cittadine agli estremi dell'asse e con un netto deficit all'interno del tessuto meno denso costituito da tutti gli altri aglomerati come ad esempio Asolo, Onè di Fonte o Maser. All'interno di questa situazione eterogenea Asolo si pone, anche grazie alla sua posizione baricentrica all'interno del territorio, come un ideale punto di riferimento per i comuni limitrofi. Inoltre anche assumendo come certa la costruzione dell'autostrada Pedemontana Veneta Asolo potrà candidarsi a diventare una vera e propria porta per il territorio, andando a fungere da punto di riferimento per tutto il comparto turistico dell'arco pedemontano e anche come polo di sevizi di riferimento per tutte quelle aziende che sono ad oggi presenti nel territorio.

Altro punto fondamentale di questa tesi è la proposta di alcune metodologie di intervento nel tessuto urbano esistente. Preso atto della situazione edificatoria esistente, delle forme urbane attuali propongo tre tipologie di intervento. La prima si basa sulla riscoperta di quelle parti di territorio, che anche se poste in posizione baricentriche rispetto ai nuclei edificati risultato impermeabili alla popolazione o costituiscono dei “terreni morti” per quanto riguarda sia l'uso pubblico che quello produttivo. In queste porzioni di territorio intendo proporre una nuova edificazione che faccia fronte alle previsioni di crescita della popolazione futura, proponendo un modello insediativo che si basi su concetti di condivisione degli spazzi pubblici, dell'autosufficienza energetica e della micro produzione alimentare. Una seconda metodologia consistente nel rigenerare il tessuto edificato esistente: intervenire sugli edifici cercando di renderli autonomi dal punto di vista energetico e intervenendo ad una scala più grande sul composizione funzionale dei quartieri, ad oggi espressione di un un forte monofunzionalismo. Un ultima metodologia di intervento consiste nel riutilizzare gli edifici industriali dismessi o ad oggi inutilizzati. Il procedimento di intervento consiste nel mantenere la struttura portante di questi grandi edifici andando poi a inserire nella maglia costruttiva delle celle, come in un grande alveare, polifunzionali in grado di creare delle situazione urbane caratterizzate da un alto mix funzionale.